Francesco Poli

Francesco Poli

09/01/2019
Con Francesco Poli, Alka Pande, Remen Chopra e Hema Upadhyay per l’inaugurazione di “Cross Polynations”. Teatro Dal Verme, novembre 2006

La pittura di Barbara Pietrasanta ha caratteristiche figurativamente nitide e precise, ma propone una visione della realtà carica di valenze esistenziali e psicologiche di affascinante complessità, da una prospettiva femminile molto accentuata.

Nella sua ricerca l’artista mette in gioco tutti i principali temi fondamentali legati al senso profondo della vita, dei rapporti fra donne e uomini, e in particolare alla inquietante problematica dell’identità individuale. Due dipinti possono esemplificare molto bene il modo con cui Pietrasanta ha affrontato queste questioni. Il primo, intitolato « Il gioco della vita » ci mostra dall’alto il tavolo di un biliardo dove vediamo una mano con una stecca che sta colpendo una biglia, un’altra mano che sta gettando sul tappeto verde dei dadi, e in basso il busto piegato di donna nuda vista da dietro che appoggia sul tavolo il suo volto. Non c’è bisogno di spiegare il senso di fondo di questa composizione che pur avendo forti connotazioni simboliche si impone visivamente per la sua forza espressiva. L’altra opera, tra le più recenti, è un un insieme di sedici piccole tele unite insieme a formare un polittico unitario. Qui vediamo i volti di una donna e di un uomo, con espressioni tese e inquiete. Un barattolo di vernice rossa separa i due volti. Nelle altre tele compaiono solo delle parole in inglese anche sovrapposte: « why », « who », « when », « they ». Anche qui la questione che viene posta è chiara, ma non non ci sono risposte certe. In alcuni altri dipinti la figura femminile è la sola protagonista. E’ il caso di « Petrolio » in cui un nudo (che ricorda la Venere di Botticelli, ma con i capelli neri) e’ immersa nell’acqua limpida che sta per essere contaminata da una colata di petrolio. E anche di « Ovulation », un chiaro omaggio alla mitologia indiana, dove il nudo femminile inginocchiato ha molte braccia e con le varie mani tiene delle uova, simboli di fecondità e vita. La pittura di Barbara Pietrasanta ha caratteristiche figurativamente nitide e precise, ma propone una visione della realtà carica di valenze esistenziali e psicologiche di affascinante complessità, da una prospettiva femminile molto accentuata. 

Nella sua ricerca l’artista mette in gioco tutti i principali temi fondamentali legati al senso profondo della vita, dei rapporti fra donne e uomini, e in particolare alla inquietante problematica dell’identità individuale. Due dipinti possono esemplificare molto bene il modo con cui Pietrasanta ha affrontato queste questioni. Il primo, intitolato « Il gioco della vita » ci mostra dall’alto il tavolo di un biliardo dove vediamo una mano con una stecca che sta colpendo una biglia, un’altra mano che sta gettando sul tappeto verde dei dadi, e in basso il busto piegato di donna nuda vista da dietro che appoggia sul tavolo il suo volto. Non c’è bisogno di spiegare il senso di fondo di questa composizione che pur avendo forti connotazioni simboliche si impone visivamente per la sua forza espressiva. L’altra opera, tra le più recenti, è un un insieme di sedici piccole tele unite insieme a formare un polittico unitario. Qui vediamo i volti di una donna e di un uomo, con espressioni tese e inquiete. Un barattolo di vernice rossa separa i due volti. Nelle altre tele compaiono solo delle parole in inglese anche sovrapposte: « why », « who », « when », « they ». Anche qui la questione che viene posta è chiara, ma non non ci sono risposte certe. In alcuni altri dipinti la figura femminile è la sola protagonista. E’ il caso di « Petrolio » in cui un nudo (che ricorda la Venere di Botticelli, ma con i capelli neri) e’ immersa nell’acqua limpida che sta per essere contaminata da una colata di petrolio. E anche di « Ovulation », un chiaro omaggio alla mitologia indiana, dove il nudo femminile inginocchiato ha molte braccia e con le varie mani tiene delle uova, simboli di fecondità e vita.