Mi definisco artista comunicatrice perché mi occupo di arte, comunicazione e linguaggi visivi. Questi aspetti, nella mia poetica, sono costantemente in dialogo tra di loro per una visione a tutto tondo sul contemporaneo.
Ho iniziato a lavorare come Art Director negli anni ’80 quando il mondo della pubblicità era in forte espansione e ci si divertiva molto, niente computer ma tanto lavoro con pennelli e colori che mettevano in moto le idee. Decisivo è stato quando decisi di partire per New York dove sono stata per alcuni anni perché era lì che accadevano le cose, molto prima che arrivassero da noi. Quello era l’aggiornamento per me, non sui banchi dei Master, ma “on the road”. Per mantenermi ho fatto di tutto, dalla cameriera a Caffè Dante nel Village all’illustratrice per le agenzie di Uptown, in quella città dove tutto poteva accadere come di vedere Andy Warhol e Basquiat che si sfidavano a box oppure di essere serviti al tavolo da Madonna in un locale dell’East Side.
Lì ho definito i miei passi nell’arte con i miei soggetti carichi di ambiguità e contraddizioni e lì sono state le mie prime mostre, nelle gallerie di West Broadway. Ho anche realizzato alcuni affreschi in Connecticut con la tecnica originale appresa da un’artista molisano che ha vissuto con gli indiani d’America della tribù Oglala, quella di “Balla coi lupi”. Poi sono tornata in Italia, non chiedetemi perché, con un bagaglio forte di esperienze e un buon inglese che mi hanno permesso di salire sull’aereo della globalizzazione che puntava sempre più verso oriente. La dimensione spirituale e culturale, gli scambi artistici con Paesi come India e Cina hanno fortemente inciso sul mio lavoro che ha abbracciato via via dimensioni più introspettive ed esistenziali. Ma non ho mai lasciato il mestiere della comunicazione che mi ha permesso di tenere una mente sempre aggiornata nei linguaggi e una visione aperta alle molteplici sfide, come traghettare progetti e aziende verso la Terra di Mezzo, insegnare in Cina o far parte di iniziative culturali per promuovere il Design Italiano.
Arte e comunicazione sono per me in continuo dialogo perché entrambe raccontano dell’uomo e del suo tempo, e questi sono tempi in cui un artista non è più un solitario intellettuale ma dev’essere il vero traduttore e collante di un mondo in cui l’immagine ha acquisito molteplici valenze.